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Mio caro Riboli,
V’invio una lettera della Signora Winter.
Vi prego d’istituire tale Società annoverando la Signora come Presidente ed io come socio.
Vostro,
G. Garibaldi

Nasce così, con una lettera del 1° aprile 1871 spedita da Caprera, la storia dell’Ente Nazionale Protezione Animali. A scriverla è lui, l’Eroe dei due mondi. Giuseppe Garibaldi. Da mesi ha una fitta corrispondenza con Anna Winter, traduttrice inglese e paladina dei diritti degli animali. Anna Winter gli scrive da tempo chiedendogli di favorire la fondazione di una società per la protezione degli animali in Italia. Non che sia necessario perdere tempo per convincere Garibaldi, sul tema: il simbolo vivente della Rivoluzione Italiana (il Risorgimento), ama gli animali al punto da vivere a Caprera con un gran numero di animali da cortile, con la sua amata cavalla bianca di nome Marsala (morirà il 5 settembre 1876 all’età di trent’anni), ma passa i giorni nel suo buen retiro isolano e non ha voglia di occuparsi di altro se non della sua quotidianità, del suo riposo e dei suoi debiti. Eppure il 1° aprile del 1871 scrive a Timoteo Riboli, suo medico personale, invitandolo a assecondare la richiesta di Anna Winter.

Nasce così la Società protettrice degli animali, “promossa dalla signora Anna Winter, dal Generale Garibaldi e dal Dottore Timoteo Riboli”, sede provvisoria a Torino in Via Accademia Albertina 29, primo piano. Ha tra i suoi soci onorari, tra gli altri, il sindaco torinese e i segretari generali delle Società di Londra, New York e Parigi. Lo statuto sarà stampato nel 1872 da Vincenzo Bona, “Tipografo di Sua Maestà”, in quattro lingue.

Erano gli anni in cui la tutela degli animali era orientata al sentimento di pietà, non si parlava ancora di diritti. Infatti la Società viene istituita “contro li mali trattamenti che [gli animali] subiscono dai guardiani e dai loro conducenti” e si prefigge, “oltre di frenare questi mali trattamenti”, “a) l’istruzione e il perfezionamento dell’arte dei conducenti; b) l’educazione loro e quella dei fanciulli a non incrudelire contro gli animali; c) l’ammaestramento a proporzionar le loro forze alle fatiche, agli usi, a cui si assoggettano; d) la conservazione e il miglioramento di essi”.

In Italia esistono già società locali per la protezione degli animali (a Napoli e a Venezia, Trieste non era ancora italiana), ma non hanno lo spirito con la quale nasce la Società torinese di Garibaldi, Winter e Riboli: una Protezione Animali nazionale, per l’Italia unita. Fatta l’Italia, era necessario fare anche la Protezione Animali nazionale.

Il Paese cambia. Nel 1913 il senatore del Regno Luigi Luzzatti, già Presidente del Consiglio dei Ministri, nonostante l’opposizione e la derisione di Giovanni Giolitti riesce a far approvare la prima legge italiana per la tutela degli animali. Lo racconta con dovizia di particolari Andrea Maori nel suo “La protezione degli animali in Italia” (Edizioni Enpa, 2016)

La tessera Enpa degli anni '60

Nel frattempo sono nate altre società locali e si sono riunite anche in una federazione nazionale, ma solo la Società torinese ha una visione di insieme ed è capace di incidere sulle scelte del Parlamento. Cresce velocemente nel Paese anche il sentimento per gli animali. Una federazione di società zoofile e per la protezione degli animali era stata già riconosciuta negli anni ‘20 e nel 1938 tutte le società, a partire dalla Società protettrice degli animali fondata Giuseppe Garibaldi, vengono sciolte e fatte confluire nell’Ente Nazionale per la Protezione degli Animali: un ente statale che sarà poi riformato nel 1954 con legge dello Stato, sotto il controllo del Ministero dell’Interno. L’Enpa avrà queste caratteristiche fino alla fine degli anni ‘70 del ‘900. Il Paese è inquieto, sono gli Anni di piombo: impegnato ad affrontare una crisi sociale, economia e politica senza precedenti, il Governo nazionale e il Parlamento lavorano per riformare lo Stato, per snellirlo. Sono gli anni in cui l’attenzione cade sugli enti pubblici considerati “inutili”. L’Enpa finisce in quel calderone indifferenziato, sta per essere soppresso, segnato (l’ente, ma soprattutto la causa che incarna) dal marchio dell’inutilità. Sarà risolutivo l’intervento personale e diretto di un altro simbolo della storia italiana, Sandro Pertini. Dal Quirinale, il Presidente partigiano manda alla fine di febbraio del 1979 alla tipografia della Gazzetta Ufficiale, il testo di un DPR. Sarà pubblicato il 1° marzo.

1° aprile 1871, 1° marzo 1979. C’è sempre un inizio, che comincia con il numero uno.

L’Ente Nazionale Protezione Animali viene, con Decreto del Presidente della Repubblica 1° marzo 1979, riconosciuto come Ente Morale, diventa un ente di diritto privato (non più pubblico) e può continuare a svolgere la sua attività.

Ed eccoci qui, centocinquanta anni dopo la lettera di Garibaldi che ha dato inizio alla nostra storia.

In centocinquanta anni i diritti degli animali sono cambiati, migliorati notevolmente. Molto ancora c’è da fare, certo. L’Italia oggi ha il migliore impianto legislativo del mondo per la difesa e la tutela degli animali. Tutte le conquiste, una per una, sono state possibili grazie all’impegno quotidiano di decine di migliaia di volontari che in un secolo e mezzo hanno lottato senza mai risparmiarsi.